Esprimo la mia opinione a riguardo del fatto che qualcuno pensi all’ ingrandimento del pene in termini chirurgici, troll a parte. Quello che scrivo nasce dalla mia esperienza diretta con la chirurgia, in quanto anni fa, a seguito di un incidente automobilistico, sono stato sottoposto a 3 interventi chirurgici, prima di urgenza e poi ortopedici.
Parlando di chirurgia al pene penso ai rischi a breve periodo e a medio lungo periodo. Quelli a breve periodo possono essere diversi.
Non corretto esito dell’ intervento, cioè non tutte le ciambelle escono con il buco. Ogni intervento chirurgico ha una percentuale di possibilità di non riuscita; percentuale più o meno bassa ma sempre presente.
Rischio di infezione; ogni intervento chirurgico presenta il rischio che si sviluppi un’infezione. Ricordo un mio compagno di stanza, un signore sulla sessantina operato di protesi al ginocchio. Aveva sviluppato un’infezione, veniva bombardato di antibiotici senza beneficio; lo rioperarono cambiando la protesi e ripulendo l’osso, ma l’infezione si ripresento’. Quando lo rincontrai dopo un anno in una visita di controllo, mi raccontò che l’unica soluzione per debellare l’infezione era stata l’amputazione.
Esiti cicatriziali. Se ti operano al pene da qualche parte dovranno entrare, tagliare e cucire. Se si fa una ricerca su Google immagini cercando chirurgia al pene si vedono immagini che definirei spaventose. Dal punto di vista estetico avere delle cicatrici sul pene non è il massimo. Ma una cicatrice può dare diversi problemi. Ricordo che durante la riabilitazione, il terapista mi lavorava molto le cicatrici. Mi spiegò che le cicatrici possono creare delle aderenze tra tessuti che normalmente sono liberi di muoversi uno rispetto all’altro. E che queste aderenze possono portare nel tempo una alterazione della fisiologia di un apparato; quindi penso che questo valga sia che si tratti di un muscolo, di un’articolazione o di un pene.
Alterazione della sensibilità. Dopo il principale intervento al femore, feci notare al chirurgo che avevo perso la sensibilità in una zona della coscia, a valle della zona operata. Mi spiegò che durante la chirurgia può succedere di recidere parte di una ramificazione nervosa, e che il nervo sezionato poteva ricrescere come no; nel mio caso fu no. Penso che possa succedere come possibilità, ma anche come errore. Io con la mia zona insensibile cammino corro e nuoto, non ci penso; ma se succedesse al pene?
Esito dell’ intervento non rispondente alle aspettative. Può essere che ci si aspetti qualcosa dall’intervento, ma che il risultato sia diverso da come era immaginato, sia in termini quantitativi (ci si aspettava di più come dimensione), sia qualitativi (magari la nuova forma non piace).
Per quelli a medio e lungo termine penso a quelle persone di pubblico dominio che si sottopongono alla chirurgia plastica.
Quante persone si vedono, ad esempio in televisione, che hanno quelle facce innaturali, artificiali. Labbra enormi, zigomi enormi, pelle tirata con alterazione della mimica facciale. E più passa il tempo più devono ritoccarsi per cercare di mantenere un’apparenza che per chi guarda dall’esterno ha esiti disastrosi. Chi può assicurare che un intervento al pene sia un intervento una tantum? O che invece dopo un pò di anni si debba ripetere l’intervento, o che si debba fare dei ritocchi ogni tanto?
Ad una persona giovane farei riflettere sul fatto che la vita sessuale di un uomo continua nel tempo (salvo imprevisti). Magari cambia di intensità o nelle prestazioni, ma bisogna essere lungimiranti, e non penso che la chirurgia al pene sia un metodo valido per mantenerlo in salute nel tempo.
C’è anche un pericolo subdolo, che origina nella mente. Anni fa lessi un libro di un chirurgo plastico americano (Maxwell Maltz) il quale spiegava come a seguito di un intervento di chirurgia plastica, alcune persone presentavano importanti cambiamenti caratteriali. Ad esempio, tolto un difetto evidente che alimentata la timidezza di un individuo, l’individuo stesso diventava da timido e introverso a sicuro di sé. Spiegava che nella mente cambiava quella che si definisce l’immagine di sé stessi, e che questo comportava delle evidenti modifiche nella personalità dell’individuo. Ma spiegava anche che questo poteva non accadere; cioè anche togliendo un difetto evidente, la persona conservava nella propria mente la stessa immagine di sé che considerava difettosa.
Questo per dire che esiste la possibilità che anche a seguito di un intervento al pene ben riuscito, l’individuo continui a vederselo piccolo, vanificando dal punto di vista psicologico il buon esito dell’intervento. E se parliamo di intervento di ingrandimento del pene, l’esito migliore è che l’individuo lo percepisca come più grande, cancellando o diminuendo le sue paure, le sue insicurezze, dandogli confidenza, e tradotto in termini pratici una vita sessuale appagante.
Questo è evidente leggendo esperienze sul forum di persone che pur avendo una dotazione decisamente importante, continuano a vederselo piccolo, o comunque più piccolo di come desidererebbero, con tutte le conseguenze del caso.
Concludo questo infinito post facendo una considerazione sulla chirurgia plastica. La chirurgia plastica è una materia seria. Ricordo durante la mia degenza e il lungo periodo di riabilitazione, di avere incontrato persone sottoposte a chirurgia plastica. Ricordo un ragazzo ustionato, a cui il chirurgo nel tempo cercava di dargli un aspetto migliore, riuscendoci. O una signora operata di carcinoma alla mandibola, la quale aveva la faccia devastata dall’ intervento di asportazione dello stesso. Le hanno ridato la possibilità di avere una vita felice, con un risultato finale eccellente se confrontato con la condizione iniziale.
Ma la chirurgia plastica rivolta a persone che non ne hanno bisogno è solo business. Un medico ha come principio fondante e basilare “come prima cosa non nuocere”. E intervenire su un pene sano e funzionante (soprattutto se normodotato) non risponde a questo principio. Prima cosa non nuocere. Chi non segue questo principio ragiona solo in termini di soldi e fama.
Questa è la mia personale opinione.